Quando abbiamo intervistato Bea Angst nella sede principale di AMAG, a Cham, erano le 8.00 del mattino. È bastata una frase per capire che Bea è decisamente più nottambula che mattiniera, tant’è vero che odia le riunioni prima delle 9.00. In effetti ci siamo sentiti un po’ in colpa, ma anche doppiamente onorati che abbia accettato di rispondere alle nostre domande.

Ciao Bea, potresti raccontarci l’evoluzione della tua carriera professionale da AMAG?

Dopo aver svolto un tirocinio commerciale nel settore dei mobili, ho iniziato a lavorare da AMAG come assistente di direzione a Buchs. All’epoca non avevo niente a che fare con le automobili, ma quando ho letto l’annuncio l’ho trovato subito interessante e mi sono candidata. Mi ricordo ancora molto bene di tutte le circolari che ho dovuto battere a macchina quando ero assistente. Se mi scappava anche solo un piccolo errore nell’ultima riga, dovevo riscrivere tutto daccapo. Oggi invece basta utilizzare il tasto Canc e il problema è risolto in un battibaleno.

Dopo pochi anni sono diventata responsabile del personale della sede di Buchs. È stato un passo importante, ma ho capito subito che quello era l’ambito giusto per me. Lavorare con e per le persone è un compito che ancora oggi mi fa sentire appagata e motivata.

La foto di Nicole sulla sua lettera di candidatura all’AMAG

All’epoca il lavoro nell’ambito delle risorse umane sarà stato senz’altro diverso da oggi. Puoi farci uno o due esempi che lo confermino?

Certamente. In passato avevamo ad esempio un concetto di «assistenza al personale» molto diverso: spesso si andava ben oltre l’ambito professionale. Mi ricordo di un caso in cui madre e figlio lavoravano entrambi da noi. La madre purtroppo è morta molto presto e l’intera famiglia è dovuta andare all’estero per il funerale. Così mi sono offerta di andare nel loro appartamento a innaffiare i gerani mentre non c’erano. Si trattava di una prassi molto comune all’epoca. Oggi aiutiamo i nostri collaboratori in difficoltà affiancandogli ad esempio dei Care Team professionali.

Un altro esempio: ho ancora davanti a me l’immagine delle montagne di candidature che ci arrivavano. Una volta i dossier li ricevevamo per posta. Dovevamo preparare una risposta per ogni singola candidatura, inserirla in una busta e rispedirla per posta. A volte passavano intere settimane prima che i candidati ricevessero indietro il loro dossier. Oggi invece è tutto elettronico e i candidati ricevono solitamente un primo riscontro già dopo due o tre giorni.

Hai accennato al tema del profondo cambiamento che la digitalizzazione ha comportato nel tuo settore. Che vantaggi vedi in questo nuovo modo di lavorare?

Apprezzo molto il fatto che oggi ci sia una maggiore flessibilità e che si sia meno legati alla propria sede di lavoro. Oggi mi basta avere con me il portatile per poter lavorare. Posso tenere le riunioni e accedere ai miei documenti in qualsiasi luogo. In passato dovevo portarmi dietro per tutto il giorno una valigia enorme con tutta la documentazione. Oggi invece esco di casa solo con la borsa. Chi l’avrebbe mai detto?

Come è continuata poi la tua carriera presso AMAG?

Dopo aver trovato la mia strada nell’ambito delle risorse umane (HR), sono rimasta fedele a questo settore. Oltre che della sede di Buchs, sono diventata responsabile anche della sede di Schinznach, poi sono passata dal settore Import a quello Retail (concessionari AMAG). In veste di responsabile regionale ho potuto dirigere un intero ambito dando un contributo importante alla centralizzazione e organizzazione della funzione HR così come la conosciamo oggi. Da circa due anni e mezzo sono responsabile HR Retail. Parallelamente ho continuato a svolgere corsi di aggiornamento per restare al passo con le ultime novità.

Se tornassi indietro ai tuoi 20 anni, cosa faresti diversamente e cosa consiglieresti oggi ai giovani?

Sinceramente, per dirla con Édith Piaf, «je ne regrette rien». Vivo nel presente e non rimpiango le occasioni mancate. Ai più giovani consiglierei di fare il più possibile esperienze, di ampliare costantemente il proprio orizzonte e di cercare un lavoro che li renda felici e appagati. È così che mi sento nel settore HR.

Bea Angst

  • Responsabile HR Retail
  • ama le belle arti e rende onore al nome Béatrice,
  • che significa «colei che rende beati»

 

 

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